Marina Desogus riporta in ogni sua opera i ricordi della propria infanzia trascorsa in un piccolo villaggio con la nonna e gli zii. È in quel villaggio che osserva affascinata uno scultore che lavora la pietra e lo imita lavorando la cera di quelle candele che la nonna, caduta in povertà, utilizza per il loro risparmio energetico.
In questa opera, infatti, emerge la sua ricerca costante di nuove forme di espressione. Le tonalità di colore si amalgamano virtuosamente e sembrano danzare in questa ricerca cromatica facendo emergere quell’intimità tra reale e immaginario della vita.